Il sempre maggior appeal suscitato dall’e-commerce ha visto crescere mostruosamente negli ultimi anni l’acquisto di beni e servizi online. Tali acquisti si sono affermati grazie alla serie di vantaggi che presentano rispetto agli acquisti tradizionali, come ad esempio l’ampia possibilità di scelta, le possibilità di comparazione, l’indubbia comodità ed il notevole risparmio di tempio.

Proprio l’eccessiva velocità dell’acquisto online, però, può indurre un navigatore al cosiddetto “acquisto d’impulso” o ad acquistare un prodotto senza averne valutato l’effettiva utilità o l’impatto economico. Questo è il motivo per cui quando acquistiamo un prodotto via internet (o comunque fuori dai locali commerciali, come nelle vendite per telefono o porta a porta), possiamo per legge avvalerci del cosiddetto “diritto di recesso”. Il diritto di recesso può essere fatto valere entro dieci giorni dal momento della ricezione del prodotto e consiste nella possibilità di restituire la merce al venditore ottenendo la restituzione della spesa, senza dover fornire necessariamente delle spiegazioni. Lo scioglimento dell’accordo di scambio, quindi, può avvenire anche senza alcun motivo e senza il consenso del venditore. Elementi, questi, che vanno ben tenuti presente da chi acquista perché tornano a suo esclusivo vantaggio e di cui invece molti non sono consapevoli.

Il diritto di recesso è un diritto universale nelle compravendite online e ogni venditore è tenuto a indicarlo sulle sue pagine web. In caso contrario, cioè se il venditore non ha esplicitamente indicato la possibilità del diritto di recesso, quest’ultimo non si limita più ai canonici dieci giorni ma si andrebbe ad estendere addirittura fino a 90 giorni dal momento della consegna. Se il sito del venditore indica tempi di recesso più brevi, questi sono illegali e possono essere contestati.

Come si può esercitare il diritto di recesso? È molto semplice, basta inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno al venditore, con cui si manifesta l’intenzione di esercitarlo nei confronti dei prodotti ricevuti. Per velocizzare i tempi, possiamo inviare anche un fax purché quest’ultimo sia confermato entro 48 ore con la consueta raccomandata con ricevuta di ritorno.

Nell’esercizio del diritto di recesso, se viene specificato, le spese per la riconsegna della merce sono a carico di chi l’ha acquistata e si deve apporre sul pacco una dicitura del tipo “autorizzazione al rientro”. In compenso, si otterrà la restituzione di quanto pagato per la merce senza alcuna penalità entro il termine di trenta giorni dalla comunicazione del recesso. Se non c’è alcuna specifica, invece, anche le spese di riconsegna restano a carico del venditore.

Abbiamo detto che il diritto di recesso è universale, tuttavia perché possa esserlo devono sussistere una serie di elementi, in caso contrario decade.

Il diritto di recesso può essere fatto valere solo nei confronti di un’azienda, e non di una persona fisica. Per cui se si acquista via internet da un privato, non potremmo esercitarlo. Ci sono poi ulteriori casi in cui questo diritto decade, vale a dire:

  • Per i prodotti realizzati su misura o personalizzati per il consumatore (es. magliette);
  • Per i beni che deperiscono velocemente (es. alimentari);
  • Per i prodotti audio-video o per i software aperti dal consumatore;
  • Per giornali e riviste;
  • Per scommesse e lotterie;
  • Per servizi già in fase di esecuzione con il consenso del consumatore.

Il diritto di recesso può decadere anche se mancano alcune condizioni: assenza di confezione di imballaggio, assenza di elementi integranti del prodotto, danneggiamento ad opera dell’acquirente.

È possibile leggere il testo legislativo di riferimento del diritto di recesso visitando questa pagina di parlamento.it.